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IL MONDO CHE IO VORREI

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CROLLA UN MITO: QUELLI DELLA LEGA CE L’HANNO PICCOLO!

07 martedì Ago 2018

Posted by Guido Guidotti in Migranti

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Altro che lavoro o delinquenza, sempre più italiani approvano le politiche anti-immigrazione di Salvini per INVIDIA! Sanno di non poter competere. Anche se i respingimenti sono reato, quando qualcuno riporta in Libia i migranti, tanti italiani esultano: meno neri, meno concorrenza!

La prestigiosa rivista internazionale Human Reproduction, ha recentemente pubblicato i risultati choc di uno studio condotto su quasi mille ventenni del Veneto. Da questo studio si scopre una riduzione delle dimensioni del pene: -0.9 cm rispetto ai giovani di 15 anni fa e dei testicoli: il 23% dei giovani analizzati mostra un volume testicolare inferiore ai 12 cc, considerato come valore soglia di normalità. La rivista è considerata a livello mondiale punto di riferimento sui temi delle patologie della riproduzione umana ed è la più letta dagli scienziati e dai medici di settore.

Ma è di questi giorni una notizia che deve far riflettere: ad un anno dall’apertura, la procura di Catania ha archiviato con un nulla di fatto l’indagine sulle ONG accusate di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Un anno fa era stata la Marina Militare a sospettare per prima dei collegamenti tra Ong e scafisti nelle operazioni di sbarco e salvataggio. Operazione benedetta dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti che aveva già avviato la sua strategia per sgomberare il Mediterraneo dalle Ong. E infatti le Ong finiscono nella bufera. Il Procuratore Zuccaro si mostra ottimista spingendosi a dichiarare alla trasmissione Agorà che “alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti, so di contatti”. I contatti, effettivamente, sono stati riscontrati. Ma è lo stesso Zuccaro a rendersi conto della difficoltà della situazione appena qualche mese dopo.

Intanto la campagna del governo sulle Ong, il codice di condotta richiesto da Minniti, l’ulteriore indagine di Trapani e le polemiche di quei mesi, ottengono l’effetto politico desiderato: gran parte delle Ong lascia il Mediterraneo. Risultato: per la procura di Catania c’è poco da intercettare. Resta qualche indizio. Prove, zero. Responsabilità umane e politiche per tutti quei migranti non soccorsi e lasciati affogare o morire di sfinimenti nelle carceri libiche, infinite.

Ed intanto la Nave Aquarius è finalmente entrata nel porto maltese della Valletta, dove ha fatto sbarcare 141 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. La nave ha dovuto attendere per cinque giorni che si aprisse un “porto sicuro” che li accogliesse.

L’impasse è stato sbloccato grazie a un accordo tra cinque paesi, tra cui l’Italia, per la ripartizione dei profughi. I migranti soccorsi provengono da Somalia, Eritrea, Ghana e Bangladesh. 73 sono bambini, quasi tutti non accompagnati, un terzo donne. Due di loro in avanzato stato di gravidanza.

Qualche giorno prima una nave italiana, la Asso 28, era stata coinvolta nelle operazioni di soccorso di un gommone con 108 migranti a bordo. La sala operativa di Roma aveva dato indicazioni di coordinarsi con la Guardia costiera libica e la Asso 28 aveva eseguito prendendo a bordo i migranti e sbarcandoli nel porto di Tripoli.

fratellanzaUn fatto senza precedenti in violazione della legislazione internazionale che garantisce il diritto d’asilo e che non riconosce la Libia come un porto sicuro in cui, secondo la convenzione di Ginevra, possono essere sbarcati i migranti soccorsi. Nessuno dei migranti riportati a Tripoli, infatti, ha avuto la possibilità di chiedere asilo come garantito dalla legge. Nelle scorse settimane la portavoce del Consiglio d’Europa aveva ribadito che “nessuna nave europea può riportare migranti in Libia perché contrario ai nostri principi”.

In luglio un’altra nave di supporto ad una piattaforma petrolifera, la Vos Thalassa, dopo aver soccorso un barcone di migranti stava per consegnarli ad una motovedetta libica quando le proteste di alcuni migranti soccorsi ha convinto il comandante ad invertire la rotta e a chiedere l’aiuto della Guardia costiera italiana che, tramite la nave Diciotti, ha preso a bordo i migranti sbarcandoli a Trapani dopo l’intervento del presidente della Repubblica Mattarella.

A parte i vari trucchetti formali di far fare il lavoro sporco ai libici per lavarsene la coscienza, di fatto i respingimenti senza un approdo in porto sicuro, sono reato. Ma se c’è un reato e non ci sono colpevoli, allora qualcosa non torna. Se io sequestro delle persone in mare e li consegno contro la loro volontà a dei criminali che li seviziano, li costringono a lavorare per loro e mettono a repentaglio la loro vita, non è che mi arriva una diffida a non farlo più. Come minimo mi processano per pirateria o giù di lì.

Com’è possibile che oggi, nel 21 secolo, organismi democratici possano disporre provvedimenti evidentemente criminali e risultare legittimati dalle loro istituzioni democratiche. È vero, sono richiamati dagli organismi europei, ferocemente criticati dalla società civile e in generale dalla Chiesa Cattolica che non accetta queste logiche perverse e non si nasconde questa sofferenza che incontra e che grida vendetta al cospetto di Dio… Ma poi?

Non ci si può sentire legittimati dal fatto che, dai e dai, ormai il problema migratorio per incapacità o per la mancanza di volontà a gestirlo come si deve, è stato recepito da una fascia importante della popolazione italiana che lo ha eletto come problema nazionale. Così anche quando si agisce fuori dalle regole e da una logica di solidarietà umana, tanti, troppi, applaudono mostrando di avere piccolo anche il cervello oltre che il … cuore.

 

https://www.padova24ore.it/veneti-pene-piu-piccolo-meno-mascolini-lo-studio-del-professor-carlo-foresta-pubblicato-human-reproduction/

http://www.repubblica.it/cronaca/2018/07/31/news/migranti_nave_italiana_libia-203026448/?refresh_ce

https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/linchiesta-madre-ong-scafisti-verso-larchiviazione/

Africani, Alfa e Omega dell’Umanità: i Calciatori sul tetto del mondo, i Migranti sul fondo del mare.

18 mercoledì Lug 2018

Posted by Guido Guidotti in Migranti

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Mentre la Francia multietnica trionfa ai Campionati Mondiali di Calcio 2018 a Mosca, dal Mediterraneo ancora immagini drammatiche. Ancora morti. “Barconi affondati mentre i migranti sono ancora a bordo“. Una prassi disumana, che s’è ripetuta in parecchi salvataggi, rivelata alla Redazione del Fatto Quotidiano, con la promessa dell’anonimato, da più fonti militari. È quello che accade nelle acque del Mediterraneo quando la Guardia costiera libica interviene per i soccorsi. Il motivo: quando le motovedette libiche si avvicinano ai barconi, i migranti, che non vogliono essere riportati in Libia, rifiutano di essere trasportati sulle imbarcazioni della Guardia costiera. E a quel punto, per convincerli ad accettare il soccorso, è ormai prassi che i militari libici inizino le operazioni per affondare la barca.  Così deve essere avvenuto anche in una operazione di soccorso della Guardia costiera libica in seguito alla quale la ONG Open Arms ha soccorso la camerunense Josefa.

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Accanto a lei, aggrappati al relitto di un gommone, i cadaveri di una donna e di un bambino di circa 5 anni. La dichiarazione dei volontari spagnoli: “I libici hanno lasciato morire quella donna e quel bambino. Sono assassini arruolati dall’Italia”, sui social le foto dei corpi in mare fra i resti di una barca. Un altro militare confida a La Stampa: “L’Italia ci fa fare il lavoro sporco perché non vuole gli africani”. Se negli accordi sottoscritti fra Italia e Libia, il lavoro sporco dei libici prevede l’affondamento dei barconi con i migranti a bordo, i cittadini italiani dovrebbero saperlo e Salvini dovrebbe specificare se per lui questo è accettabile, doveroso o equivocato. Il ministro dell’Interno Salvini al ritrovamento della sopravvissuta accanto alle due vittime aveva dichiarato: “Bugie e insulti di qualche Ong straniera confermano che siamo nel giusto: ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti e ridurre il guadagno di chi specula sull’immigrazione clandestina. Io tengo duro: porti chiusi e cuori aperti”.

Premesso che le indagini  avviate oltre un anno fa dalla Procura di Catania e di Palermo sulle ONG e i presunti legami con i trafficanti di uomini non hanno portato ad alcun risultato giudiziario.  L’unico guadagno accertato di chi specula sull’immigrazione è proprio del Partito di Salvini che sulla pelle dei migranti aumenta sempre più il suo consenso elettorale!

Nessun morto in meno e nessun business ridotto agli scafisti, visto che i migranti sono vessati mesi e mesi prima della partenza, non dopo. Se la Marina Libica “salva” 100 migranti su un barcone e li riporta in Libia, non ha tolto neppure un euro alla delinquenza. A meno che la delinquenza non sia quella di casa nostra della quale dobbiamo rispondere noi, e non farne una colpa ai migranti.

Mentre sui social cresce una preoccupante avversione ai migranti, il padre comboniano Alex Zanotelli anima e coordina una iniziativa di digiuno di Giustizia in solidarietà con i migranti. L’iniziativa si rivolge a tutti gli uomini e donne di buona volontà che non si riconoscono nell’attuale politica governativa di Salvini perché manca di umanità ed è basata sulla disinformazione. Infatti la polarizzazione dell’informazione sugli immigrati serve per far fronte al momento di grave difficoltà della politica.

La politica di questi tempi infatti non fa più politica per la gente, ma è prigioniera dei poteri finanziari e delle richieste economiche di chi conta. Pertanto la politica non è in grado di ripartire equamente le risorse che pure non mancano, tanto è vero che chi è ricco in questi tempi aumenta la propria ricchezza. Si tratta di avviare politiche di redistribuzione. Si cercano perciò capri espiatori che procurano un facile consenso a politiche che restano parolaie. Salvini si sta dimostrando molto abile a giocare sulla pancia della gente che soffre e addita loro la possibile causa del disagio comune. La gente pensa di risolvere i suoi problemi aggredendo altri poveri mentre gli affari dei benestanti vanno a gonfie vele. Avveniva così anche negli anni Trenta del secolo scorso in Germania: lo scontento sociale si addossava agli ebrei, fatti apparire come causa di tutti i mali della nazione.

Sfogliando gli interventi sul web contro il flusso immigratorio che si affaccia sui nostri territori, si nota la paura dello straniero, del diverso, che viene qui a farsi servire e a togliere diritti agli italiani. Ma, come dice Padre Zanotelli, è semplicemente ridicolo parlare di invasione. In Europa gli abitanti sono 500 milioni e le persone immigrati sono al massimo 300mila: una goccia nel mare. Eppure ne abbiamo una paura terribile. L’ONU informa che il maggior numero di rifugiati (86%) sono accolti nei Paesi africani. Sono i poveri che accolgono. Ancora commenti dal web. C’è anche chi contesta ai migranti la forma fisica:

“Come sono palestrati questi migranti! Non pelle ossa come quelli che si vedono nei reportage africani dove veramente muoiono di fame. Perché non vengono quelli che hanno veramente bisogno?”.

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Ma come non lo sanno? Per venire in Italia si sono allenati in palestra almeno un paio d’anni. E poi vengono solo quelli che vincono le gare. Avete capito? Va bene così? Soddisfatti?

Ma ci siete o ci fate? Come possono venire in Italia in gommone degli africani tutta pelle e ossa? Come potrebbero attraversare il deserto e magari passare qualche mese nelle carceri libiche quelli che se fossero ricoverati in ospedale al volo c’è da dubitare che riescano a passare la notte? Ma… davvero, davvero?!!

O non sarà perché i “palestrati” che arrivano coi barconi sono abituati a lavorare duro fin da bambini? O non sarà perché tanti bambini africani per andare a scuola devono camminare due o tre ore solo per l’andata? Poi magari capita che alla scuola o alla chiesa arriva una banda di guerriglieri che fa una strage. Così quattro o cinque dementi con le armi che gli abbiamo venduto noi europei per fare business, azzerano una generazione. E chi rimane, senza giovani e senza più speranza di salvare la propria terra, è costretto a scappare. Scappare anche da Paesi dove non c’è la guerra, ma non c’è nemmeno la pace. Dove ci sono stragi continue perché ci sono affaristi europei che vendono armi a gruppi come quello jihadista di Boko Haram. E noi seduti nelle nostre comode poltrone davanti al web a giudicare: “No i migranti, sono troppi. Non può venire in Italia tutta l’Africa…”.

A parte che anche noi le armi all’Africa le vendiamo eccome, ma se vogliamo davvero fare qualcosa di risolutivo per interrompere l’immigrazione africana, dovremmo lasciare davvero all’Africa la libertà di auto-gestirsi.

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Stoppare i disperati che si affacciano alle nostre coste, serve solo ad aumentare la sofferenza di quei popoli e quindi di entrare a pieno titolo nei carnefici del popolo africano. Popolo che non ha bisogno di aiuto, ma di poter crescere e svilupparsi senza ingerenze esterne. Autodeterminazione è la soluzione per l’Africa. Ma se continueranno le cose come stanno andando adesso: con guerre verso quei Paesi che non si assoggettano ai diktat delle potenze mondiali, vendita di armi, carestie indotte, imposizioni economiche, imposizioni finanziarie, imposizioni di leadership politiche controllate, imposizione di debiti coloniali, ecc., non se ne esce! Perché noi europei, nord-americani e cinesi, non vogliamo rinunciare al nostro business sull’Africa e la gestiamo come se fosse “cosa nostra”.

Comunque mi chiedo anche come si possa interrompere questa deriva demenzal-razzista degli italiani. Nessuno oggi ricorda che la Lega cominciò a prendersela con i meridionali, fannulloni, mafiosi e puzzolenti. Poi cominciò a sbraitare contro Roma ladrona, salvo poi diventare in pochi anni Lega ladrona falsificando i bilanci per ricevere più contributi pubblici e deviando i contributi elettorali per finalità private illecite.

Addirittura, mentre gli imprenditori veneti d’imprese produttive e sane, si toglievano la vita perché le banche non davano più credito per sostenere la loro attività, la Lega investiva comprando diamanti in Tanzania. Ora, 2018, il Tribunale di Genova ha disposto il sequestro di ogni disponibilità economica della Lega fino a 49 milioni di euro.

La storia di per sé è molto semplice: la Lega Nord non aveva diritto a quei 49 milioni di euro che ha incassato dal 2008 al 2011. Il reato in questione è una truffa sui rimborsi elettorali che la Lega ha indebitamente ricevuto in base a rendiconti contabili irregolari riguardanti gli esercizi del 2008, del 2009 e del 2010 presentati alla Camera e al Senato. Per il ministro dell’Interno, che nel frattempo ha fondato un altro partito (Lega per Salvini Premier) si tratta di «un processo politico, che riguarda fatti di dieci anni fa su soldi che io non ho mai visto».

Ma proprio in seguito alle elezioni politiche dell’aprile 2008 Matteo Salvini è stato eletto deputato. Quindi sostenere che Salvini non abbia mai avuto a che fare con quella Lega, è assolutamente pretestuoso. I 49 milioni sono soldi che sono entrati nelle casse del partito e che sono stati utilizzati almeno fino al 2014, quindi proprio durante la gestione di Roberto Maroni e Matteo Salvini.

Ma sono cose che sembrano non interessare agli italiani, anche se nel nostro portafoglio troviamo sempre meno soldi proprio per colpa di quelli che questi soldi se li sono intascati abusivamente. Ma ora è il momento della criminalizzazione dei migranti che non hanno rubato niente, ma che passano per privilegiati perché talvolta vengono sistemati temporaneamente in strutture alberghiere e c’è la favola che abbiano tutto gratis. Ma i soldi vanno agli alberghi, non ai migranti. Spesso anzi non vengono nemmeno erogati i servizi per cui le cooperative hanno assunto l’incarico e vinto il bando di assegnazione.

scuola migrantiCosì la Lega si gratifica registrando come la gestione intransigente verso gli ultimi, stia rendendo molto bene in termine di consensi. Ma le promesse elettorali non erano per risolvere i problemi degli italiani? Con questa stretta sui migranti si risolvono i problemi del partito che incassa consensi, ma i problemi degli italiani restano.

Almeno i Cinque Stelle hanno messo avanti alcuni interventi fra i più urgenti senza pensare ad un proprio interesse di consenso elettorale. Hanno approvato la stretta sui vitalizi dei parlamentari, stop alla pubblicità su gioco d’azzardo e sono in procinto di approvare il Decreto Dignità.

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Ma questa politica spregiudicata della Lega quanto ci costa in vittime? Un conto è quando si faceva della propaganda, altra cosa è quando, come adesso, si prendono decisioni che provocano vittime, direttamente o indirettamente (tramite la delega alla marina libica della gestione dei soccorsi in mare e della detenzione nei centri in Libia). Succede sempre così, dopo anni ci si pente e si fanno omaggi alle vittime con fiumi di persone alle commemorazioni. Al momento invece ci si chiude gli occhi e il naso e con un’alzata di spalle si è disposti ad accettare tutto e ad affrontare un nuovo giorno nella stessa maniera del precedente.

Ma che umanità è quella che piange ancora per l’olocausto degli Ebrei e non per quello dei Palestinesi, dei siriani, degli armeni, degli yemeniti, degli eritrei, dei sudanesi, dei congolesi e dei migranti di tante nazionalità che muoiono oggi ed ancora domani e domani ancora?

Mi chiedo infine, se i migranti cambiassero pelle: se fossero tedeschi, francesi, olandesi, russi, inglesi, spagnoli ecc.??? Continueremmo con la stessa scusa: non possiamo ospitare tutta l’Europa in Italia. Come potremmo tenerli fuori? Forse allora rimpiangeremmo di non aver accolto i migranti economici africani, meno pretenziosi, meno referenziati, meno ingombranti e meno arroganti. Allora ci accorgeremmo che col nostro razzismo economico, siamo diventati noi migranti economici. L’emigrazione economica italiana è già una realtà:  285.000 persone hanno cercato fortuna all’estero solamente nell’anno 2016.

Ma l’immigrazione dall’Europa verso l’Italia non è detto che sia un’ipotesi del tutto infondata. Con la svendita di tante imprese, anche statali, a stranieri, non potrebbe essere che per le nuove assunzioni preferiscano connazionali piuttosto che italiani?

2018, veri Partigiani

12 giovedì Lug 2018

Posted by Guido Guidotti in Diritti Umani, Migranti

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Sul tema migranti il 90 % dei commenti degli internauti sono contro l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati. Commenti quasi xenofobi, chiaramente razzisti.

Preoccupante la deriva demenziale e razzista che si sta diffondendo sempre più spavalda ed aggressiva. Un fenomeno in espansione che non è da trascurare. Pertanto l’iniziativa delle magliette rosse ha avuto il pregio di visualizzare quella grande parte d’Italia che rimane silenziosa, ma che in cuor suo dissente da questa deriva di intolleranza verso l’altro, il povero, il nero, l’immigrato.

Mai ricevute tante attenzioni dal web: forse è paura che ad argomentare civilmente, portando critiche e soluzioni vere, s’arrivi ad incrinare quel mondo violento, intollerante, ignorante e stupido che si sta affermando sul web e nelle pieghe delle coscienze d’Europa?

Intanto su facebook ricevo questo tipo di violenze verbali: “Caro Il mondo che io vorrei, hai proprio rotto le palle !! Il mondo che vorresti vattelo a costruire in Africa, vai a fare volontariato li o vai a fare il missionario, senza pretendere di portare l’Africa in Italia !! L’Italia e’ degli italiani e come dice Salvini l’Africa in Italia non ci sta CHIAROOO !! Non abbiamo le risorse ne lo spazio per mantenere centinaia di milioni di africani !! In Africa al contrario dell’Italia lo spazio non manca, levati dalle palle e vai li a costruire il mondo che vorresti e cerca di portarti dietro altri antitaliani e traditori come te, che vorrebbero trasformare il nostro bel paese in una succursale dell’Africa !! Gli italiani come te andrebbero sbattuti fuori dall’Italia a calci nel sedere !!”

Per me sei anche tu, caro commentatore, una vittima del sistema che grida “Al lupo, al Lupo” per distrarre la gente dai problemi veri. In Europa il fenomeno migratorio incide per lo 0,17% della popolazione europea: ti pare che possa essere un problema reale? Semmai dovremmo parlare dei femminicidi che solo in Italia ce ne è uno ogni due giorni. Ma, fammi capire: tu che sei così incazzato con gli africani, se loro se ne stanno in Africa, a te ti si riempie il frigo?

Su facebook un video provocatorio visualizzava un ragazzo con lineamenti e vesti arabe che chiedeva gentilmente il permesso di introdurre i numeri arabi in Europa. Le risposte selezionate erano per l’indisponibilità totale ad accogliere la richiesta: “vai al paese tuo ad usare i numeri arabi! Qui usiamo i nostri numeri… ”. Ecco il razzista italiano: arrogante, prepotente, egoista, rozzo e asociale. Dimenticavo, anche volutamente ignorante e probabilmente sfegatato leghista.

siamo i vostri fratelli, ci fu chiesta la vitaEcco io penso che sono questi italioti che non dovrebbero avere la cittadinanza italiana. Non chi viene da lontano e magari è pure sfruttato dalla mafia italiana per la raccolta di pomodori, olive, aranci, uva, mele, ecc…, ma chi è lontano dalla mentalità civile, ospitale, laboriosa e solidale dell’Italia. È per questo paese, per la sua libertà, per la sua sicurezza, per la sua pace, per la sua serenità, per i suoi diritti, per i suoi valori, che tanti giovani durante il 2° conflitto mondiale hanno offerto la vita e successivamente anche tanti magistrati, giornalisti e sacerdoti hanno fatto altrettanto. Non un’elemosina, non un bel gesto, ma tutto quanto perché per loro aveva senso vivere solo pensando ad un futuro di pace, giustizia e libertà. Speranze e scelte che meritano il nostro rispetto, non l’offesa di sentire commenti e dichiarazioni che riportano la memoria a tempi bui, di paura, privazioni e ingiustizie.

Il razzista chiuso a difendere egoisticamente i pochi privilegi che ritiene gli siano dovuti, non fa parte del sogno di quegli eroi italiani. È un incubo che non hanno previsto e che certamente li amareggia infinitamente: “Se noi abbiamo dato la vita, voi almeno difendete la purezza del sogno. Lottate perché l’ingiustizia non prevalga, l’impegno di ciascuno possa costruire una società migliore, non chiusa in se stessa ma solare, aperta, gioiosa e libera”.

Pertanto credo che una società avanzata debba interessarsi alla qualità dell’educazione dei suoi cittadini. Vorrei che educasse il cittadino che non gli è tutto dovuto, che i diritti non si acquisiscono come privilegi, ma si conquistano rispettando i propri doveri e rispettando il prossimo come se stesso. Cittadinanza non deve voler dire solamente che sei nato in Italia da genitori italiani. Cittadinanza dovrebbe dire che conosci e rispetti i valori che legano i cittadini creando di essi un unico popolo.

Chi non rispetta questi valori, chi delinque, chi truffa, chi evade, chi non rispetta le regole, chi tenta di fare il furbo, chi mette a rischio la convivenza, la salute, la pace, la giustizia, la tolleranza, il futuro, è di fatto senza i valori del buon cittadino, quindi senza “cittadinanza morale”. Pertanto, in seguito ad una condanna definitiva relativa ad un significativo difetto di cittadinanza, gli dovrebbe essere riconosciuto nei documenti questo stato di apolide fin tanto che non abbia scontato la pena. Inoltre non dovrebbe riacquistare la cittadinanza a pieno titolo prima di aver mostrato pentimento e conversione e non prima di aver rimediato ai danni provocati dai suoi comportamenti al Paese ed ai suoi cittadini. Di tanta burocrazia inutile che abbiamo, questa idea potrebbe essere utile a formare un tessuto sociale più cosciente e rispettoso dei diritti e dei doveri del cittadino.

Chi poi non rispetta le regole perché ritiene che siano ingiuste, può fare obiezione di coscienza facendone una battaglia ideale che può essere individuale come di più persone. Chi fa obiezione di coscienza deve accettare le conseguenze delle sue scelte. Lo Stato dovrà comunque prevedere provvedimenti giusti, moderati e non esagerati poiché anche lo Stato potrebbe sbagliare e magari correggersi successivamente come è successo tante volte nella storia dell’umanità.

Paradossale che lo straniero solo perché senza documenti, solo perché senza un pezzetto di carta , sia considerato un clandestino. Un paese avanzato dovrebbe dare a tutti un documento regolare, alloggio, protezione sanitaria e lavoro. Costa troppo? No, basta evitare sprechi, privilegi e cattive gestioni che ci sarebbe da vivere dignitosamente per tutti. Poi eliminando il disagio e monitorando il lavoro di ogni persona. Ci sarebbe un controllo totale sulla malavita che si sa, muove miliardi. “Perché tu non hai un lavoro? Lo vuoi? Te lo diamo! Come mai se non lavori, hai una casa, paghi le bollette, mantieni l’auto… dove prendi i soldi?” Ma se nessuno sa dove abiti, né che lavoro fai, puoi fare il mantenuto, il fannullone, ma anche il mafioso, lo spacciatore o il trafficante. Non c’è controllo.

Un po’ complicato, sì, ma varrebbe la pena pensarci.

Partigiano letteralmente significa “di parte”, ovvero persona schierata con una delle parti in causa. « (…) La guerra di parte, è la più antica, la più naturale e la sola che sia sempre giusta. Essa è quella del debole contra il forte (…) » Cit. in La Minerva Napolitana,

Scomunica a Salvini

05 giovedì Lug 2018

Posted by Guido Guidotti in Migranti

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Porgete orecchio alla Legge del nostro Dio: “ Avete le mani piene di sangue. Togliete d’innanzi ai miei occhi la malvagità delle vostre opere. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene. Cercate la giustizia e soccorrete l’oppresso. Perché vi ho posto dinanzi l’acqua ed il fuoco, dove vorrete stenderete la mano”. (Ecclesiastico XV 1, 14-18)

milani2“Date e vi sarà dato, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”. (Luca 6, 38)

Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. (Don Lorenzo Milani)

La campagna elettorale è finita. Basta rincorrere il consenso! Fatta l’Italia, ora occorre fare gli italiani. È questo il popolo italiano di cui andare fieri?  Un popolo che dorme mentre si specula sui finanziamenti ai migranti, ma applaude chi chiude i porti agli oppressi?

differenze immigrazioneUn popolo che non conosce vergogna nel mostrarsi insensibile e brutale nel respingere la mano supplichevole del migrante. Sprezzante verso l’oppresso come fosse una colpa sua ritrovarsi ad essere impoverito. Ma un popolo manifestamente ignorante che non conosce la storia, non può determinare il proprio futuro. Salvini è sicuramente abile ed intelligente a gestire lo stupido popolo leghista. Ma abbastanza intelligente anche per capire che alla lunga non è intelligente farsi guidare da degli stupidi.

Dimostri di saper guidare il gregge leghista come conviene. Ora che ha tempo e possibilità per farlo. Basta slogan e boutade. Calma e gesso. Non si possono fare miracoli, ricavare dei pani dalle pietre, ma pian piano si può arrivare lontano.

Slui ruba il tuo biscottoe una volta il business era di andare a prendere la mano d’opera in Africa per farla lavorare gratis. E su questo si è costruito lo sviluppo rurale ed industriale dell’America e dell’Europa. Ora l’assurdo è che gli africani vogliano venire spontaneamente in Europa e noi non li vogliamo. Non che si voglia tornare allo schiavismo, ma occorre capire che la soluzione non è la guerra fra poveri. La soluzione non è lo straniero fuori dalle palle.

Non si mangiano le bare dei migranti. Occorre conquistare per tutti i diritti fondamentali come la casa, la giustizia, il lavoro, la salute, la proprietà come un diritto ovunque nel mondo ed ogni popolo sovrano e in condizione di autodeterminare la propria storia.

Il Papa come può zittirsi di fronte a disposizioni politiche che non mirano semplicemente ad accontentare la rabbia dell’elettorato, ma che hanno condannato e condanneranno a morire affogate centinaia di persone a poche miglia dalle nostre coste?

Scusate-se-non-siamo-affogatiE il cattolico Salvini parla nel consesso della Chiesa o ne è fuori? Non basta fare appelli generici, occorre fare nomi e richiamare le responsabilità personali. Il Papa non è in campagna elettorale, può parlare. E può parlare di politica poiché la politica è la “Cosa comune”, cosa che coinvolge la vita di tutti, quindi anche dei fedeli. Pertanto il Papa dovrebbe e potrebbe entrare nel merito delle posizioni di Salvini. Lo chiedo al Papa a nome di tutti quelli che vorranno condividere questa mia preghiera…

kanari-szigetek-muzeum-10-3Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande: “I care”. E’ il motto intraducibile dei giovani americani migliori: “Me ne importa, mi sta a cuore”. E’ il contrario del motto fascista: “Me ne frego”…  (Don Lorenzo Milani)

 

Fino a quando le nostre coscienze anestetizzate potranno sopportare un ritmo di cento vittime al giorno?

03 martedì Lug 2018

Posted by Guido Guidotti in Migranti

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Vittime che non hanno senso se non quello criminale del nostro egoismo. Mentre la marina libica fa richieste precise di forniture di mezzi e finanziamenti per il pattugliamento delle coste libiche, stranamente sfuggono ai salvataggi circa 100 persone al giorno, bimbi compresi. Uno strano modo per sollecitare le forniture.

Ma l’ONU non sembra d’accordo con la politica italiana di fare affidamento sulla marina libica per risolvere il problema migratorio. “Non ci saranno mai dei rimpatri dell’Ue verso la Libia o navi europee che rimandano i migranti in Libia. Questo è contro i nostri valori, il diritto internazionale e quello europeo. Siamo ben al corrente della situazione inumana per molti migranti in Libia. L’Onu è al lavoro per migliorare le loro condizioni, e c’è un meccanismo di transito d’urgenza, per evacuare queste persone dalla Libia”. Così la portavoce della Commissione europea per la migrazione Natasha Bertaud.

Speriamo bene che davvero si passi dalle parole ai fatti ed anche da parte italiana si comprenda che le migliaia di migranti prigionieri nelle strutture libiche, hanno già pagato alle strutture criminali, il viaggio fino alla Libia. Che sono arrivati lì per giocarsi la vita a sorte, nella speranza di avere un futuro per se stessi e per i loro futuri figli. Che E’ PIU’ CRIMINALE DEI CRIMINALI SCAFISTI che lucrano sulla loro pelle, non permettere loro di esaudire il loro legittimo sogno.

Sogno che non parte da una pretesa indebita, ma da un rifugio minimo dovuto al fatto che noi europei, americani o altro, abbiamo reso la loro terra invivibile ed inospitale. Noi abbiamo intossicato il mondo con le guerre e le armi. Non si producono armi in Africa, ma purtroppo si comprano, poiché le leadership africane sono frutto di Colpi di Stato e giochi occulti pilotati sempre dall’occidente, che producono danni allo sviluppo ed all’emancipazione del ricco continente africano.

“Non possono però venire tutti in Italia o in Europa”. Sì? A parte che non c’è un’invasione, ma solo confusione per colpa della nostra disorganizzazione logistica e legislativa. I migranti in Europa sono solo lo 0,17 % della popolazione europea! Questi che sono in Libia hanno già pagato, hanno indebitato la famiglia, hanno i segni nell’animo e sulla pelle di quanto sia vitale per loro questo sogno. Un sogno che non è assolutamente negoziabile.

Vogliamo impedirglielo? Allora vestiamoci della veste dei carnefici, dei criminali senza anima e senza cuore, ma non facciamo fare il lavoro sporco ad altri come se non fosse colpa nostra. Muoiono a centinaia ad uno sputo di mare da casa nostra, ci sono navi, quelle delle ONG, che potrebbero senza ulteriore spesa prelevare i migranti direttamente dalle carceri libiche e portarli in salvo in Europa. Questo è l’accordo da fare coi libici. Altro non c’è. Poi c’è da trasformate quello che è un business senza controllo, in una accoglienza seria ed una integrazione vera e rispettosa del territorio ospitante.

Basta business sull’immigrazione. Valorizziamo la parte solidale del Paese che esiste ed ha cresciuto e sperimentato in missioni cattoliche o di cooperazione internazionale, una sensibilità culturale atta a gestire l’accoglienza e la formazione dei migranti. Magari non sono ancora intervenuti solo perche non hanno una capacità economica imprenditoriale di partenza, ma saprebbero sicuramente gestire meglio una prima accoglienza ed una successiva integrazione. Rendiamo disponibili all’accoglienza dei migranti le strutture militari come le caserme vuote che sono sparse per tutt’Italia, immediatamente disponibili ed atte ad ospitare i migranti e ad organizzare corsi per l’integrazione. Programmiamo che una percentuale minima di quei 32 euro a migrante stanziato dall’Europa per l’accoglienza, sia destinata al territorio ospitante. Questo al fine di non creare invidie e fratture con la popolazione del territorio.

Stringimi ammare

26 martedì Giu 2018

Posted by Guido Guidotti in Migranti

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Dicono che c’è una specie di cervello anche nella pancia. Un vero e proprio secondo cervello, con funzioni che regolano lo stress e le emozioni. Sarà forse per questo che certe pensate, a taluni, escono proprio come delle cagate.

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Ma non c’è sempre stata, almeno in Italia, la presunzione di innocenza? Come mai ora si fanno processi e si emettono sentenze inappellabili direttamente in televisione, con una pensata su Facebook o su twitter? Come è possibile che la Magistratura non abbia mai trovato collegamenti di collusione fra crimine ed ONG ed invece i Ministri degli ultimi Governi si arrogano il diritto di trasformare conclusioni ipotetiche in certezze? Probabilmente preconcette, certamente di comodo, ma non supportate da prove, da effettivo passaggio di denaro dal crimine alle ONG.

Di questo inganno ne fanno le spese gli incolpevoli migranti, soprattutto quelli che sono in fuga da una terra che noi europei gli abbiamo reso inospitale. Migranti che ora vengono rifiutati anche dalla loro prescelta terra promessa, l’Europa.

Mentre le ONG, a tutt’oggi incolpevoli ed anche meritevoli perché salvano vite, sono ingiustamente accusate di vari reati mai provati, l’Italia fa accordi di comodo con la marina libica che è accusata di terrorizzare i migranti in fuga sia nelle operazioni di soccorso che in terra ferma. Accertamenti documentati dall’ONU e da Amnesty International. E noi invece di prendere le distanze da questi comportamenti andiamo a promettere installazioni in Libia e motovedette in premio?

In questi giorni 800 migranti sono stati “salvati” dalla marina libica, cioè caricati a forza e riportati in Libia. Le ONG sono state diffidate dall’intervenire nelle operazioni di soccorso. Ma ora chi salverà quegli 800 migranti dalla Marina Libica? Chi si preoccuperà che non siano puniti? Chi erano, da dove venivano e perché? Ce lo diranno i nostri soci di merenda? Ora questi 800 migranti sono tornati in Africa e questo sembra che sia l’unica cosa che ci interessa.

rifugiati1Altra cosa è invece il business talvolta truffaldino, talvolta proprio criminale, delle Cooperative di accoglienza. Questo è dovuto ad una carenza legislativa, organizzativa e di controllo della quale non possono e non debbono pagarne il conto i migranti, presenti e futuri.

È sicuramente giusto mettere un freno al business dell’accoglienza, ma senza farne pagare il conto agli incolpevoli migranti. Le banche che corrono a bussare alle porte dello Stato quando hanno bisogno, comincino a fare credito e non solo business finanziario. Garantiscano giro contante per la gestione delle cooperative di accoglienza. Perciò le erogazioni dei 32 euro a migrante siano erogate non a numero di migranti accolti, ma a rimborso. E solo per servizi effettivamente erogati e fatturati. Inoltre almeno un quarto della quota migrante deve essere investita nel territorio ospite, in modo che non ci sia una discriminazione fra migranti e la popolazione del territorio. Se poi i migranti si distingueranno operando a vantaggio del territorio che li ospita, la ipotetica frattura fra popolazione e migranti diventerà solo un retaggio del passato.

E se poi qualcuno pensa ancora che per i migranti sia una pacchia venire in Italia e magari tira in ballo anche i propri figli a sproposito, se li portasse a fare un bel giro in gommone. Sai che pacchia su e giù fra le onde in mezzo al mare in compagnia di tanti altri bambini, neri, bianchi, color cioccolata. Il brivido di non sapere se mai arriverà qualcuno a prenderti o se pian piano il gommone si sgonfierà lasciando una scia di gente ammare che si agita come pazzi. Che spasso! Non puoi perdere questa occasione! Ora poi si può stare ancora più sicuri chè la marina libica sono diventati nostri amici. Basta un fischio e già sono li a “salvarti”. È questa la pacchia, che vuoi di più?

L’ultimo giudizio

09 martedì Gen 2018

Posted by Guido Guidotti in Migranti

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“Ho sentito le voci e le preghiere. Tante, accorate, come di naufraghi in mezzo alle onde. Ho sentito le voci e le preghiere. Mi hanno raccontato di sofferenze immani, di guerre, di fame, di ingiustizie. Di Governi corrotti, Leader uccisi, furti e schiavizzazione. La fuga per la sopravvivenza e il ricatto, la prigionia, lo stupro e la violenza contro natura. Percosse e ancora fame e sete.

Le ho sentite quelle voci e quelle preghiere, poi li ho visti arrivare, ad uno ad uno, tanti, distrutti, disperati, rassegnati. Li ho accolti qui con me, cristiani, musulmani, senza Dio e d’ogni altra fede. Qui c’è sempre posto e non serve il permesso di soggiorno, basta un’anima sincera, basta un’anima buona.  Così a tanti ho aperto la mia porta.

Ma a chi ha permesso tutto questo, non credo che aprirò la porta. Non credo che perdonerò. Migliaia e migliaia di persone mi hanno chiesto soccorso invocando il mio nome. Quante ne ho salvate! E quante ne hanno salvate quelle sante persone delle navi delle ONG! Che cuore, che dedizione, che sacrifici, che riconoscenza! Ma ancora troppe non ce l’hanno fatta, non ce l’abbiamo fatta a salvare tutti. Dicono che erano trentamila quelli che non ce l’hanno fatta, ma io so che sono molte di più.

Hanno pagato a dei trafficanti assassini tutto quanto avevano. Tutto il tesoro della famiglia, tutto per la salvezza dei giovani, per dare loro un futuro. Hanno preso tutto e sono partiti lasciando padre, madre, fratelli e taluni anche i figli. Il viaggio della disperazione nel deserto e chi ce l’ha fatta a superare il deserto, ancora prigione e violenze, infine il viaggio in gommone. Non ci posso credere: un viaggio in gommone di poche miglia che costa anche 3000 euro! Mentre un comodo e sicuro traghetto da Tripoli a Palermo non costerebbe più di 60 euro! Perché? Perché meglio morti che in Italia? Come chiamate questo? Disincentivo all’immigrazione? Io lo chiamerei piuttosto col suo nome: omicidio.

Lo sapete che di queste vite ve ne chiederò conto? Come mai non c’è un traghetto da Tripoli alla Sicilia? Come mai il traghetto Tunisi–Palermo che c’è e costa appunto 60 euro, non può essere utilizzato dai migranti? Chi ha messo i paletti degli accordi e delle leggi discriminatorie verso i migranti deve rendermi conto ad una ad una di quelle trentamila e più vite.

Sono troppi a bussare alla porta dell’Europa? Ma davvero? A me non risulta comprensibile come un continente di 731 milioni di persone non possa assorbire un flusso di 200 mila persone all’anno senza problemi. I problemi sono ideologici, organizzativi, non reali.

E che dire quando eravate voi Europei ad andare a prendere i neri a casa loro. E non è che chiedevate per piacere: andavate con le armi e le reti a catturarli come bestie direttamente nei loro villaggi. Non erano i neri a voler venire in Europa, erano i bianchi a volerli perché faceva comodo che lavorassero gratis, come schiavi. E allora andavano bene che i neri venissero in Europa.

Ma ora sono troppi e non volete accoglierne più? Facciamo una bella cosa: ognuno a casa sua. Gli europei in Europa e gli africani in Africa. Non per sempre, solo per un po’. Solo per ristabilire l’ordine delle cose e capire chi è davvero un abusivo. Chi davvero sfrutta e chi è sfruttato. Tutti a casa propria: chi è nato in Italia torni in Italia. Chi è nato in Africa torni in Africa (salvo la patria potestà dei minori nati in Italia).

Via tutti gli stranieri dall’Africa: Multinazionali del petrolio, delle armi, del cibo, dei farmaci. Trafficanti di diamanti, di organi, di coltan, di oro, di rifiuti tossici. Via dall’Africa: francesi, inglesi, olandesi, americani, cinesi, tedeschi, italiani. Ma anche Banche Mondiali e Fondo Monetario, tutti fuori. Lasciate l’Africa agli africani e che se la sbrighino da soli. Volete che stiano a casa loro? Date loro la possibilità di farlo e che risolvano i loro problemi fra di loro.

Poi fate un regolamento per l’immigrazione unico. Stesse regole per gli Europei, Americani o cinesi che vogliano venire in Africa che per gli africani che vogliano venire in Europa. Stessi mezzi, stessi costi, stessa attesa, stessa burocrazia. Regole condivise, non imposte. Regole eque e paritarie: le Multinazionali che commerciano con l’Africa pagheranno le tasse negli Stati Africani dove lavorano, così come gli africani che lavorano in Italia o negli stati europei, pagano le tasse dove lavorano. Stessa dignità, stesso rispetto, stesso valore, stessa umanità.

Basta coi dittatori di comodo imposti dai poteri occulti e ad uno spropositato commercio di armi col continente. Basta all’occupazione militare dell’Africa ed alle guerre in territorio africano. Basta coi debiti coloniali ed a qualsiasi neo-colonialismo.

Ora siete amareggiati? Vi dispiace tanto? Siete pentiti? Come mai allora solo pochi mesi fa avete delegato la marina libica a trattenere il più possibile il flusso migratorio verso l’Italia, criminalizzando ed impedendo persino alle navi delle ONG di avvicinarsi alla costa. Io non lo vedo come un pentimento, ma come una conferma e un aggravamento della colpa.

E vi dirò di più, chi non è direttamente responsabile delle leggi e dei regolamenti criminali che hanno prodotto questa strage infinita, ma condivide il cammino con questi assassini, è colpevole allo stesso modo. E chi, sapendolo o potendolo sapere, sostiene o vota questi assassini, è colpevole allo stesso modo. Perché già una volta ho mandato un “mio angelo”, don Lorenzo Milani, a spiegarvi che: “l’obbedienza non è più una virtù”. Ognuno è responsabile delle proprie scelte e delle proprie azioni. Se non le condivide in coscienza, ha il diritto ed il dovere di non farle. Chi comanda è più responsabile perché dovrà rispondere anche della azioni suoi sottoposti , ma ognuno risponderà comunque delle proprie azioni senza alibi di comandi superiori al di fuori delle proprie decisioni.

Ad esempio non si può lavorare nelle fabbriche di armi o derivati, senza sentirsi responsabili degli effetti che provocheranno. Ci sono milioni di persone che sono in fuga dai propri territori per colpa della guerra. Migrazioni che rimangono per lo più nell’ambito del territorio africano, ma che sono direttamente causate dagli interessi dei paesi ricchi. Il lavoro nobilita, ma non anestetizza la propria coscienza. Fabbricare armi è farsi complice di questi delitti.

Allora, ci siamo capiti?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi è clandestino

19 domenica Feb 2017

Posted by Guido Guidotti in Migranti

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Clandestino era comunemente considerato chi veniva sorpreso su una nave o su un treno senza aver pagato il biglietto. Ma non è il caso dei clandestini migranti, poiché tutti pagano forzatamente alle mafie almeno 20 volte quello che costerebbe il biglietto di un traghetto.

 

“Clandestino”, questa parola si è diffusa nell’uso comune dopo essere apparsa in maniera quasi ossessiva sui giornali e nelle dichiarazioni dei politici per indicare lo straniero che entra o soggiorna in un Paese in violazione delle leggi di immigrazione.

In origine “clandestino” era un aggettivo, poi si è diffuso anche come sostantivo. Deriva dal latino “clam” (di nascosto), cui si aggiunge “dies” (giorno). Letteralmente: “che sta nascosto al giorno, occulto”. Ma per la legge italiana il termine “clandestino” non esiste. La parola non è presente nel testo della legge Bossi-Fini, né nel testo unico sull’immigrazione che all’articolo 10 bis disciplina il cosiddetto “reato di clandestinità”. Quindi è un’espressione molto usata dalla politica e dai media pur senza un riferimento giuridico.

Il termine “Clandestino” non ha equivalente a livello internazionale. Negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone si parla di undocumentedperson (persona senza documenti). Perciò la definizione più appropriata del “migrante clandestino” potrebbe essere: “viaggiatore senza titolo di viaggio”. Che poi non è vero neppure questo perché tutti i “clandestini migranti”, pagano forzatamente alle mafie almeno 20 volte quello che costerebbe il biglietto di un normale traghetto.

cieSe ci fossero regolari traghetti africa-europa saremmo invasi dagli africani? Certamente si, ma non più di quanto gli europei abbiano invaso gli altri continenti. E comunque basterebbe che gli europei lasciassero vivere in pace gli africani per accorgersi che ognuno sta bene solo a casa sua. Ma l’uomo bianco è abituato a comandare e fare il bello e cattivo tempo ovunque. Così che i migranti costretti a fuggire dai loro territori possono perfino essere privati della libertà e rinchiusi nei CIE, Centri di Identificazione ed Espulsione, senza aver commesso nessun reato, solo perché “stranieri senza biglietto di viaggio”, ovvero documenti di ingresso regolare.

Per giunta il migrante che volesse regolarizzare la propria posizione richiedendo il Permesso di Soggiorno o il suo rinnovo, deve adempiere a diverse disposizioni particolarmente onerose, ma soprattutto deve avere tanta pazienza perché, anche con tutta la documentazione in regola, non è dato sapere quando riceverà questo benedetto permesso di soggiorno.

Un esempio reale. Michael è arrivato in Italia dal Ghana da due anni. Da qualche mese lavora in un’azienda che produce impianti automatizzati e quadri elettrici grazie ad un programma di tirocinio attivato dal centro di accoglienza del servizio Sprar (Sistema di protezione per richiedentiautomazione-macchine-industriali-san-martino-in-rio asilo e rifugiati). Michael non sa ancora che ne sarà della sua vita: non sa se gli verranno concessi i documenti per rimanere. Rischia che gli venga negato l’asilo anche dalla corte d’appello e che il suo datore di lavoro debba ritirare la proposta di assunzione che ha pronta nel cassetto, perché Michael, se l’asilo gli fosse negato definitivamente, diventerebbe di nuovo un irregolare, senza documenti validi per lavorare e per prendere in affitto una casa. Tornerebbe nel limbo dell’illegalità, diventerebbe uno dei tanti fantasmi creati dal sistema di accoglienza italiano, che da una parte investe sull’integrazione e dall’altra non premia le esperienze positive. La sua storia è simile a quella di centinaia di richiedenti asilo, che vivono in Italia da anni e che dopo anni di attesa hanno ricevuto una risposta negativa alla richiesta d’asilo, anche se nel frattempo sono riusciti a integrarsi e a trovare un lavoro.

Ma nella mentalità popolare di tanti italiani, l’immigrato passa per il furbetto che si è fatto un bel viaggio per venire a godere del sole del Bel Paese, allettato da una televisione che regala soldi ogni giorno semplicemente chiamando i numeri dei pacchi su Affari tuoi di Rai uno. L’immigrato perciò è quello che ti importuna chiedendo soldi a te che non sai neppure come arrivare a fine mese. L’immigrato è quello che doveva stare a casa sua e che ci dovrebbe tornare quanto prima. L’italiano medio ha metabolizzato 25 anni di propaganda leghista fatta di slogan ignoranti e razzisti. “Padroni a casa nostra” per esempio. Che vuol dire: “immigrati, tornatevene a casa vostra”. Ma questi italiani non sanno che se sparissero improvvisamente tutti gli extra-comunitari, ci troveremmo tutti più poveri.inps-immigrati1

Le imprese create da immigrati sono 497.000, rappresentando l’8,2% del totale. Complessivamente l’Italia riesce a guadagnarci 85 miliardi di euro. Dall’IVA si genera un gettito fiscale di 7,6 miliardi. I contributi previdenziali versati dagli stranieri in Italia rappresentano il 4,2% del totale per un gettito complessivo di 8,9 miliardi, mentre ne ricevono tre in termini di pensioni ed altri prestazioni sociali. In Italia ci sono 893.000 badanti straniere, che si prendono cura di un milione di persone non autosufficienti. Se il tutto fosse a carico delle Stato, la spesa pubblica sarebbe insostenibile.

29-british-police-corbisIn sostanza, “Padroni a casa nostra” più appropriatamente dovrebbero dirlo loro, gli africani che hanno subito per secoli le depredazioni di capitale umano (schiavismo) e di materie prime dagli europei. In cambio hanno ricevuto colpi di stato e dittatori di comodo agli interessi europei, inquinamento ambientale ed armi per alimentare i conflitti e bloccare lo sviluppo dei territori.

Perciò “Clandestini” non possono essere considerati gli extracomunitari costretti a fuggire dal proprio Paese depredato e bombardato dall’uomo bianco che si permette poi di chiamarli “orda immigratoria” quando se li ritrova alle porte di casa propria. Clandestini non sono i figli dei negri rapiti all’Africa e resi schiavi al sevizio dell’uomo bianco. Quello che, grazie alla mano d’opera gratuita degli schiavi neri, ha avviato lo sviluppo del nord-America e l’industrializzazione Europea. Clandestini non sono quelli si ritrovano ancora oggi quelle catene strette al collo.

colonialismo-europeo-1-728Clandestina è questa Europa che, dopo aver comandato e fatto danni in tutto il mondo con il colonialismo, detta le regole ai migranti. Clandestino è perciò chi non ricorda e non considera i devastanti effetti del colonialismo e dello schiavismo. La pretesa supremazia dell’uomo bianco che continua ad entrare e ad uscire come vuole dalla casa del nero, ma in casa propria vuole selezionare bene chi entra, chi resta, come e perché. Clandestini sono perciò tutti i rimpatri forzati, esclusi quelli dei delinquenti che pur nelle troppe difficoltà che si trovano a sostenere, non sono mai giustificati.

mappa-tribu-nativi-americaniStoricamente si stima che tra 80 milioni di nativi americani abbiano perso la vita tra il 1494 e il 1891 durante la “Conquista delle Americhe”, il più grande genocidio della storia dell’umanità. Ma non si è mai sentito che un capo Inca, Maya o Atzeco, Sioux, Apache o Pellerossa abbia chiamato l’uomo bianco “Clandestino”.

Clandestino per me è il politico che non è stato eletto, ma nominato da quelli del suo Partito. Pertanto clandestino perché non rappresenta nessuno e ruba lo stipendio che riceve. Per di più spesso è solo uno “yesman”, pigia bottoni a comando, assenteista e sfascia-Italia. Clandestino è chi ambisce a cariche pubbliche non per servire il cittadino, ma per servirsi del cittadino- schiavo. Per godere di privilegi, di vitalizi e di favori interessati.proteste-x-salva-banche

Clandestino è l’A.D., il dirigente pubblico che sfascia le imprese che gestisce, ma prende liquidazioni milionarie solo perché così prevede il suo contratto che è svincolato dall’efficienza e dal merito. Perché cosi hanno voluto i capi bastone del partito di Governo. Perché cosi va l’Italia.

Clandestino è anche il dirigente della banca che raccoglie il risparmio del lavoratore e coscientemente lo immola al dio-finanza che mangia tutto. E non paga mai. Clandestina è questa Globalizzazione che uniforma il mondo sotto la dittatura dell’economia producendo una crisi inarrestabile che arricchisce i ricchi e impoverisce sia i poveri che la classe media. Globalizzazione che non unisce, ma esaspera le differenze ed alimenta i conflitti fra classi, fra nazioni, fra popoli e talvolta fra religioni.

Gunicef-i-bambini-soldato-sognano-un-altro-futuro-73287-660x368lobalizzazione che non disdegna il massiccio ricorso alle armi mascherando propri interessi di sudditanza commerciale ed economica come improrogabili necessità di democrazia. Globalizzazione che infine non affratella i popoli, ma li rende ostili e diffidenti intossicando il modo di armi, fumi e rifiuti delle industrie. Serva dell’economia dell’accumulo e della speculazione finanziaria.

Fonti:
http://www.internazionale.it
http://www.nanopress.it
http://www.parlarecivile.it
http://www.farwest.it

Migranti: Meglio morire in mare che stare in Libia. In mare si muore una volta sola, in Libia è come morire ogni giorno

26 lunedì Dic 2016

Posted by Guido Guidotti in Migranti

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“Vengono e ci rubano il pane. Quei barconi sono pieni di terroristi dell’Isis. Sono ladri, puttane e spacciatori. Ma lo sapete che gli immigrati incassano dallo Stato 40-50 euro al giorno? È uno scandalo, li ospitano in alberghi a cinque stelle, in camera hanno la vasca con idromassaggio e si lamentano pure…” Questi i luoghi comuni di certi italiani.

L’immigrato che rischiando la vita arriva sulle nostre coste, è il nemico perfetto. Sei senza lavoro? Colpa dell’immigrato disposto a fare tutto e per quattro soldi. Ti senti insicuro nella tua città? Colpa del “clandestino”… Non c’è posto all’asilo? Se lo è preso l’extracomunitario… E per la casa popolare? Se devi aspettare ancora perché ti sono passate davanti quelle famiglie con quei nomi strani, appunto straniere…

uomo-nero-624Ma non è proprio così. Prova tu a vivere qualche settimana da immigrato e cambierai idea. La vita da immigrato non è tutta rose e viole come si vuole far credere. Su tutte l’assurdo del rinnovo del Premesso di Soggiorno. Per rinnovarlo devi dimostrare di avere un lavoro, ma per avere un lavoro devi dimostrare di avere un Permesso di Soggiorno non scaduto. Meravigliosa burocrazia italiana…

Per il rinnovo del Passaporto poi gli immigrati non debbono andare in Prefettura come qualsiasi italiano, loro devono andare fino a Roma ed aspettare qualche giorno il rilascio del rinnovo con costi di viaggio e permanenza.

La casa popolare per gli immigrati non è così a portata di mano, solo per presentare la domanda devi avere la residenza nel Comune da almeno tre anni. Ma residenza non vuol dire domicilio. Molte famiglie che sono in Italia da più di dieci anni, non hanno accesso alla casa popolare. Anche per il riconoscimento della cittadinanza non bastano dieci anni in Italia, ci vuole la residenza legale ed un reddito minimo percepito negli ultimi tre anni.

Infine, l’alloggio degli immigrati in albergo è un bel costo per le casse del Comune ma, contrariamente a quanto si creda, per niente comodo per le famiglie di immigrati con figli piccoli nati in Italia, che non possono permettersi un affitto. Spesso si tratta di una camera unica per famiglia, vitto escluso, senza cucina o con la cucina in comune. Ed io so per certo cosa significhi: per diversi mesi, miei amici con bimbi piccoli, hanno mangiato panini o cucinato con pentole e fornelli a induzione che bruciavano qualsiasi cosa. Per cui tutto sapeva di bruciato: riso, pasta, carne. E non c’era modo, così era.

rifugiati1Perciò smettiamo di credere al luogo comune che gli immigrati siano dei privilegiati. I privilegiati in Italia ci sono, ma sono ben altri. Pensioni d’oro, mai toccate. Retribuzioni milionarie di dirigenti pubblici e privati che continuano a crescere, mentre i loro operai non arrivano a fine mese. Enti inutili come “postifici” di politici bruciati. Un Parlamento Italiano che costa più di quello USA. Manager Bancari con retribuzioni inimmaginabili e poi quando le Banche rischiano il fallimento, lo Stato corre a coprire i buchi coi nostri soldi… Altro che immigrati!

Ma perché questi ragazzi abbandonano i loro territori in cerca di una terra promessa? L’Africa, i Paesi del Medio Oriente e molti altri Paesi, vengono sistematicamente saccheggiati delle loro risorse naturali. Uno sfruttamento, dettato dalle logiche commerciali, che trasferisce immense ricchezze verso i paesi più ricchi e lascia a quelli che dovrebbero esserne i legittimi proprietari solo devastazione e miseria. È di questi giorni la notizia dell’inchiesta ENI-NIGERIA conclusa dalla Procura di Milano sulle tangenti di un miliardo e 92 milioni per corrompere politici ed intermediari nigeriani, manager italiani ed europei.

Ciò è possibile grazie a governi fantoccio che spesso vengono appoggiati da coloro che poi si arricchiscono. Per non parlare poi delle guerre che periodicamente vengono scatenate quando ci si ritrova di fronte ad un governo poco incline a piegarsi agli interessi dei più ricchi (vedi Libia ed effetti del dopo Gheddafi). Quindi i nostri Paesi, ovvero i nostri Governi e le grandi aziende internazionali che di questo saccheggio raccolgono gli utili, sono responsabili per questi crimini e quindi anche responsabili per l’anomalo flusso di immigrati, morti inclusi, che oggi si riversa sul nostro territorio.

guerra6Ma vediamo chi sono questi ragazzi affrontano il mare in condizioni disumane rischiando una morte atroce. Cosa si lasciano alle spalle quelli che cercano di rifarsi una vita in Europa? Ecco i racconti in parte raccolti direttamente dai reporter, in parte frutto degli interrogatori a caldo che i poliziotti, in questo caso della Squadra Mobile di Reggio Calabria, fanno alle persone appena sbarcate. Un lavoro paziente che tenta di ricostruire la rete della grande organizzazione degli scafisti del Mediterraneo, ma che svela i drammi di estenuanti viaggi nel deserto, l’esistenza di lager in Libia dove la violenza dei carcerieri è indescrivibile e la corruzione di ufficiali della polizia libica che sono parte integrante delle organizzazioni criminali. Infine i naufragi e il dramma di chi ha visto morire mariti, fratelli e figli inghiottiti dalle acque del Mediterraneo.

Una volta a terra gli immigrati collaborano, fanno nomi, danno numeri di telefono degli scafisti, indicano le città e i porti da cui sono partiti, mostrano i filmati girati di nascosto nel corso della traversata. Aiutano polizia e magistratura italiana.
Almeno 26000 minori nell’ultimo anno hanno abbandonato famiglia, guerra e miseria e sono partiti per l’Italia passando diversi giorni in mare. Hanno visto i loro compagni di viaggio finire gettati dalle imbarcazioni solo perché avevano il mal di mare, hanno visto onde “alte dieci piani” travolgere le barche mentre erano stipati a bordo con centinaia di altre persone, senza sapere se sarebbero sopravvissuti o finiti nel Mediterraneo. Ma sapevano che dovevano fuggire dall’inferno che si erano lasciati alle spalle.

“Meglio morire in mare che stare in Libia. In mare si muore una volta sola, se stai in Libia è come se morissi tutti i giorni”. Bakary ha poco più di 16 anni, è un minore ospitato in una struttura di accoglienza in Calabria. Viene dalla Guinea Bissau e ha raggiunto la Libia attraverso il Gambia, quattro settimane di viaggio nel deserto. “I letti dove dormivamo in Libia erano pieni di insetti, avevamo pagato per il viaggio, ma nell’attesa dovevamo lavorare per i padroni del posto. Gratis, come schiavi. Chi si rifiutava veniva picchiato. Ho visto gente morire sepolta a pochi metri da dove dormivamo”.

naufragio“Mi chiamo Abdel B.M., sono di origine eritrea e ho vent’anni. Sono andato in Libia per tentare la traversata, ho pagato 500 dollari ma la somma non bastava ai trafficanti. Mi hanno sequestrato e portato a Misurata, nel golfo della Sirte. Ero uno schiavo, mi facevano lavorare senza pagarmi. Nel capannone eravamo in 200 almeno, dormivamo per terra e avevamo poco cibo, l’acqua era sporca e non c’erano servizi igienici per i nostri bisogni. Le donne venivano violentate, gli uomini offesi e picchiati. Per convincermi a farmi mandare i soldi dai miei genitori e pagare il viaggio mi hanno torturato. Una notte degli uomini armati sono entrati nel capannone e hanno prelevato un gruppetto di eritrei. Erano ubriachi e drogati, e hanno fatto correre gli eritrei mentre loro sparavano, li usavano come bersagli mobili. Sparavano e ridevano come diavoli. Ho visto almeno due persone cadere a terra colpite”.

“Mi chiamo Mohammad B. e sono nato a Damasco nel 1985. In Siria ero un bracciante agricolo, nel 2013 ho lasciato il mio Paese per il Libano, da qui volevo raggiungere il Sudan per poi tentare la traversata in Europa attraverso la Libia. Ho pagato mille dollari a un mediatore siriano di nome Mahmoud per arrivare in Sudan. Da qui ho raggiunto la frontiera libica con un fuoristrada condotto da un altro sudanese membro dell’organizzazione che ci ha consegnato a dei libici. Erano in due e con un altro fuoristrada ci hanno portati ad Agjdabya, in Cirenaica. Il nostro campo era un lager sorvegliato da guardie armate. profughiEravamo in 150, non potevamo uscire, eravamo prigionieri, ci davano un panino e acqua salata ogni 24 ore. Ci picchiavano, non c’erano bagni e dormivamo per terra. Sono rimasto in questo posto per 11 giorni. Il capo del campo si chiama Abou Laabd. Una notte ci hanno caricati su un camion, coperti con dei teli e trasferiti in un villaggio in mezzo al deserto, qui ci hanno scaricato in una stalla dove c’erano mucche, capre e pecore, abbiamo dormito con gli animali per due giorni. È stato il momento peggiore, le guardie ci hanno tolto tutto, chi protestava veniva picchiato con il calcio dei fucili. Non ne potevamo più e una notte siamo scappati. Abbiamo raggiunto un’altra città dove un tale Salem, libico, ci ha ospitati per una notte prima di consegnarci a Moamamar, anche lui libico. È un trafficante e per 900 dollari ci ha portati sulla spiaggia dove c’era un gommone di 12 metri circa che da lì a poco sarebbe partito per l’Italia. Eravamo non meno di 150. Siamo partiti di notte e abbiamo navigato in quelle condizioni per due giorni, non avevamo cibo e acqua, il gommone imbarcava acqua. Fortunatamente siamo stati avvistati da una nave della Marina italiana che ci ha salvati. Sì, riconosco l’uomo che era al timone. È un membro dell’organizzazione. Quando sono arrivati i soccorsi si è confuso mettendosi in mezzo a noi. Ora sono stanco voglio andare in Olanda”.

“Il mio nome è Gabresellah H. sono nata nel 1991 in Eritrea. Ho vissuto per dodici anni a Karthum, facevo la domestica, il mio sogno era andare a Londra, ho contattato un sudanese che organizzava viaggi verso l’Europa. Per 1.600 dollari si è offerto di portarmi alla frontiera con la Libia. Siamo partiti a maggio 2014 in un camion con altre 98 persone. Dopo sette giorni siamo arrivati nella città libica di Ajdabia. Qui ci hanno chiusi in una casa, eravamo prigionieri. Chiedevo in continuazione a un libico quando sarebbe arrivato il mio turno per andare in Italia. Lui non rispondeva mai. Dopo un mese siamo stati portati a Tripoli in camion. Anche in questa città siamo stati rinchiusi in una casa, ci sorvegliavano uomini vestiti di nero e incappucciati. Il loro compito era selezionarci per sesso e religione. I musulmani potevano proseguire il viaggio, i cristiani no, venivano uccisi dagli incappucciati. Le donne cristiane che avevano pagato il viaggio venivano risparmiate. Ci siamo imbarcati il 7 maggio, dopo ore di navigazione ci ha salvati una nave da guerra tedesca”.

“Sono Mbdao D. ho 25 anni e vengo dal Senegal. Prima sono stato in Niger, lì ho incontrato un altro senegalese di nome Diof al quale ho dato 1.200 franchi senegalesi per farmi raggiungere il confine con la Libia. Eravamo in tanti, ci hanno caricati su un pick-up e portati a Tripoli dove mi sono fermato 15 giorni alla ricerca di qualcuno dell’organizzazione. Il mio contatto era un soggetto di nazionalità gambiana che tutti chiamavano “Lo zio”: era lui il mediatore per il viaggio, chiedeva 300 mila franchi senegalesi. Non avevo quei soldi, ma la somma richiesta l’avrebbe versata mio fratello su un conto corrente intestato allo Zio. Solo quando i soldi sono arrivati mi hanno trasferito a Zuara, nella Libia nord occidentale, dove sono rimasto sette giorni. Ci hanno imbarcato di notte, dopo almeno tre ore di attesa sulla spiaggia. Salivamo in 30 sui gommoni che ci portavano alla barca, un natante di colore blu non grandissimo. Eravamo in cinquecento e la barca era condotta da tre soggetti, uno al timone, un altro al controllo del motore e un terzo che sorvegliava noi immigrati. Non ci hanno maltrattato durante il viaggio, ma non ci davano da bere. La barca era vecchia e in pessime condizioni, noi eravamo ammassati uno sull’altro, quando la barca cominciò a imbarcare acqua avemmo paura, il terzo uomo ci ordinava di svuotare la barca con i secchi. Dopo 13 ore di navigazione abbiamo avvistato una nave grande di colore blu e con l’immagine di una tigre, o forse era un cane, non ricordo. naufragi-migrantiÈ successo l’inferno, a bordo non ne potevamo più, volevamo solo uscire da quella barca che stava affondando e che mai sarebbe arrivata in Italia. Così ci spostammo tutti su un fianco, la barca ondeggiò fino a capovolgersi. Finimmo in acqua. L’acqua era gelida, chi non riusciva a nuotare affogava, ne ho visti tanti muovere le braccia, urlare, piangere e poi finire inghiottiti dal mare. Con me c’era mio fratello di 18 anni, si chiamava Khamid, non l’ho più visto, forse è annegato. Gli scafisti, voi li chiamate così, sì, li so riconoscere. Il capitano era un africano, l’addetto al motore un nordafricano, un altro era africano ed era quello che ci ordinava di svuotare la barca, due di loro parlavano la lingua wolof del Senegal, il terzo parlava arabo. Sì, sono loro, li riconosco”.

“Al T. è il mio nome. Tre anni fa sono scappato dalla Siria per il Libano, ho vissuto di stenti aiutato solo dalla Chiesa, due anni dopo ho lasciato Beirut per Karthum. Qui ho incontrato un sudanese di nome Bachir che per 600 dollari si è offerto di portarmi al confine egiziano. Eravamo in 28 e abbiamo fatto il viaggio su un fuoristrada. Alla frontiera ci ha consegnato ad altre persone che ci hanno fatto attraversare il deserto fino alla città libica di Ajdabya dove siamo rimasti per due giorni in attesa di un alto ufficiale della polizia libica di nome Mouftah. L’ufficiale ci ha chiesto 900 dollari come saldo del viaggio, più altri 500 per portarci a Tarablus, dove ci hanno rinchiusi in una fattoria per cinque giorni in attesa di un altro ufficiale libico che ci ha chiesto altri mille dollari. Diceva che doveva consegnarli a un tale di nome Rafou, che in Libia tutti conoscono come il miglior organizzatore di viaggi verso l’Italia. Una notte abbiamo aspettato cinque ore sulla spiaggia prima di essere imbarcati su dei gommoni di colore scuro, servivano a trasbordarci su un peschereccio. Eravamo almeno in 700, anche donne e bambini, molti messi uno sull’altro nella stiva. Prima di imbarcarci sul peschereccio i libici armati ci hanno tolto tutto, qualche gioiello, soldi, telefoni, vestiti buoni. Durante il viaggio quelli nella stiva vicino al motore non riuscivano a respirare, vomitavano, i bambini piangevano, e chiedevano di uscire a prendere un po’ di aria. Ho visto un uomo che aveva il diabete sentirsi male, urlare dalla disperazione, ma nessuno lo ascoltava. Poco dopo è morto. A bordo non c’era cibo, né acqua, nessuno aveva il giubbotto di salvataggio. Ci ha salvato una nave della Marina italiana. Sì, riconosco l’uomo che era al timone e gli altri che ci controllavano a bordo. Ho dei parenti in Olanda, chiedo solo di poterli raggiungere”.

migranti-110“Sono Jallow M., nato in Gambia nel 1978. Ero un ufficiale della National Intelligence Agency e mi occupavo della sicurezza del presidente. Nel 2006, dopo il golpe di Yanya Jammeh si è insediato un regime dittatoriale. Mi chiedevano di torturare gli oppositori, anche le persone che manifestavano l’intenzione di non votarlo, ma queste pratiche sono contrarie alle mie convinzioni, mi sono rifiutato di obbedire agli ordini e sono stato arrestato. Dopo un mese mi hanno concesso la semilibertà, ne ho approfittato per fuggire. Prima in Senegal, dove ho lavorato per tre anni, poi in Burkina Faso, dove ho fatto l’autista, quindi in Niger e successivamente in Libia. Con la guerra ho deciso di scappare in Italia, ho contattato un mediatore, Jawkneh Muhammed, che lavora per un certo Karim, conosciuto anche come Iman, è il capo dell’organizzazione, un uomo potente. Ho pagato 1.500 dollari. Con altre 120 persone siamo stati portati a Juwara, in una casa di questo Karim dove siamo stati trattati in maniera disumana. Abbiamo atteso 45 giorni in quelle condizioni prima di essere imbarcati sui gommoni e poi trasferiti su un’imbarcazione con due bandiere, una libica. Chi creava problemi veniva picchiato. Riconosco dalle foto gli uomini che erano al timone e quelli che lavoravano per lui”.

“Mi chiamo Sonia J., sono nata in Nigeria nel 1991 e sono incinta di quattro mesi. Con mio marito volevamo raggiungere l’Europa per dare un futuro al figlio che aspetto. Una notte a Tripoli ci hanno fatti salire su un gommone scuro, eravamo 120, c’era acqua e pane, ma mancavano i giubbotti di salvataggio per tutti, dopo quattro giorni di navigazione il gommone si è capovolto, eravamo in troppi e le onde erano alte. Ci siamo salvati in dieci. Anche mio marito è morto, aveva 28 anni. Ora chiedo solo di essere aiutata a rimanere in Italia, lavorare e crescere il figlio che aspetto”.

Aimamo è un ragazzo sub sahariano di 16 anni. Una volta arrivato in Libia con il fratello gemello, i contrabbandieri gli hanno chiesto altri soldi. Un copione sempre uguale. I ragazzi vengono sequestrati e resi schiavi. “Se cerchi di scappare ti sparano e muori. Se smetti di lavorare ti picchiano. È come la tratta degli schiavi”. Per due mesi hanno dovuto lavorare in una fattoria. “Una volta mi stavo riposando per cinque minuti e un uomo mi ha picchiato con un bastone. Dopo il lavoro, ti chiudono a chiave”. Negli occhi si portano la paura e la speranza per il domani. “Tante persone sono morte nel deserto. Abbiamo visto cadaveri e scheletri”.

aylanYusuf è stato spesso nel mirino dei cecchini. Ci racconta di non aver mai avuto un’infanzia, che non ha mai posseduto giocattoli e che, a Gaza, temeva costantemente di essere colpito da un proiettile. Yusuf ed il suo amico hanno lasciato Gaza insieme. Si conoscono sin da piccoli e hanno attraversato insieme il Libano, il Sudan e la Libia per arrivare a Lampedusa. Scappare dalla morte, dalla persecuzione, dalla povertà è ciò che spinge questi giovani a rischiare la propria vita per venire in Europa. Ci hanno raccontato di essere stati imprigionati e picchiati. Un video del pestaggio è stato inviato alla famiglia di Yusuf per ottenere un riscatto. I soldi sono stati spediti. La sua vita valeva 4000 dollari. Quando gli ho chiesto cosa sognano ora che sono in Italia, Yusuf è scoppiato in lacrime e ha detto: “Voglio un futuro. Voglio solo essere umano”.
Queste le storie di alcuni immigrati arrivati in Italia. Non chiamateli “privilegiati”.

Fonti:
– http://www.ilfattoquotidiano.it
– http://www.huffingtonpost.it
– http://www.avvenire.it

Tanti BIMBI muoiono nel tentativo di entrare in Europa e tutti noi ne siamo responsabili

28 giovedì Gen 2016

Posted by Guido Guidotti in Migranti

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Politici, giornalisti, religiosi, imprenditori e persone comuni. Tutti potremmo fare abbastanza per cambiare questa situazione, ma se obiettiamo sul “politicamente corretto” continueremo a sacrificare questi bimbi alle nostre paure ed al nostro perbenismo moralista. Anche il semplice condividere questo post è un modo per cambiare verso e non restare complici.

Noi europei, come del resto tanti altri, sappiamo benissimo organizzare i nostri interessi fino a penetrare l’Africa, come ogni altro continente, per trovare quanto possa far comodo alla nostra evoluta società. Poco importa se siamo a tutti gli effetti in casa altrui e non siamo chiedendo educatamente, ma pretendiamo ed otteniamo sempre in una maniera o nell’altra. Mentre invece i popoli che noi abbiamo espropriato della libertà di una vita serena e pacifica sono costretti ad abbandonare la loro terra ed a rischio della propria vita a venire a bussare alla porta dell’Europa per poter sopravvivere. Il colmo è che gli scocciati appariamo noi.

bimbo-migranti-siriani-Unhcr1-420x280Chi non vuole cavalcare l’onda comoda del qualunquismo leghista, può approfondire sul web. E’ Storia passata come del resto è Storia attuale. Loro vengono a casa nostra perchè prima e tutt’ora noi andiamo a fare i nostri porci comodi a casa loro. E’ innegabile. Quando scostiamo un immigrato con fastidio perchè è l’ennesimo che ci chiede l’elemosina, ricordiamoci questo. Non è forse colpa nostra, ma nemmeno colpa loro!

Avevo scritto un testo diversi mesi fa, che ho inviato a diversi giornali, ad associazioni, al Papa e a diversi Cardinali senza avere nessun ritorno. Torno alla carica perché credo che il “non decidere” sia comunque una scelta piena di responsabilità, anche nostre perchè se un post fosse condiviso da migliaia di persone, comincerebbe ad essere considerato.

Forse contro il “Politically correct”, proponevo di gratificare i trafficanti di esseri umani con lo svincolo dell’imbarcazione nel caso non avessero procurato vittime e non fossero perpetrate violenze. Spero che tutte le persone giuste siano comunque d’accordo che una barca vale meno anche di una sola vita. Lasciare la proprietà delle barche agli scafisti, non è un incentivo all’immigrazione clandestina, ma un incentivo ad un trattamento più umano e la salvezza per molte persone.

Non si può continuare a pattugliare tutto il Mar Mediterraneo per raccogliere più vittime che naufraghi. Se non si vuole “educare” la piccola delinquenza che gestisce la tratta, ci si prenda urgentemente la responsabilità di gestire i punti d’imbarco ed i canali umanitari come suggerito da Carlotta Sami, portavoce dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati: “Siamo a una media di dieci vittime al giorno – sottolinea  – E’ evidente che manca un’adeguata azione di ricerca e salvataggio proprio nella stagione in cui il mare è particolarmente pericoloso. E, contemporaneamente, manca qualunque apertura per la creazione di vie d’ingresso legali. Là abbiamo un confine terrestre che consentirebbe il passaggio in condizioni di sicurezza, invece intere famiglie vengono abbandonate al loro destino. Trascorrono settimane nella boscaglia, al freddo, senza alcun aiuto e poi, appena possono, prendono il mare nel modo che sappiamo”.

Una ulteriore soluzione degna di nota  è la proposta di concedere visti umanitari presso i consolati del Vaticano presso i Paesi di origine dei migranti: è l’appello a Papa Francesco di quattro sacerdoti: don Ciotti, Zanotelli, Rigoldi e Colmegna. “Il Vaticano apra un corridoio umanitario, concedendo i visti nei paesi d’origine. Eliminerà i viaggi in mare e i trafficanti. E darà una scossa all’ipocrisia europea.”

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