
Ricordando la figura di Luisa Guidotti medico missionario modenese, martire in Rhodesia nel 1979, potremmo chiederci cosa ci potrebbe dire oggi Luisa. Forse direbbe: “Che cosa è servito offrire la mia vita per un mondo migliore quando, per le responsabilità dell’occidente, ancora oggi gli africani sono costretti a fuggire dalle loro famiglie e dalla loro terra? Popoli in fuga da una miseria alla quale noi li abbiamo condannati, invadendo i loro territori, imponendo politiche economiche distruttive, rubando risorse, togliendo ogni libertà politica con più di duecento colpi di stato. Le migrazioni infatti sono solo la punta di un iceberg di sofferenza, di emarginazione e di morte a cui abbiamo condannato i popoli di due continenti che lanciano come frecce impazzite questi dardi di dolore. Ed ora noi cristiani, noi civilizzati, noi acculturati, dipingendo come invasione gli ambascia- tori di due continenti insanguinati, non siamo neppure
capaci di offrire ad una piccola minoranza uno straccio di civiltà, di umanità, di accoglienza. Che amarezza! Il Mediterraneo che unisce tanti Paesi in un unico abbraccio invece che un ponte per popoli e culture, è diventato spartiacque tra la vita e la morte. Ma noi cittadini, spettatori asettici di questa mattanza, non siamo neutrali ma complici e mandanti dei politici che abbiamo votato e dunque chiamato a rappresentarci, pertanto segnati da un inconfessabile peccato mortale. Perciò basta con le guerre. Basta con la vendita delle armi a popoli impoveriti, basta a tutta questa disumanità. Recuperiamo la nostra capacità di accogliere, di ascoltare, di capire, di imparare. Recuperiamo la capacità di conoscere e di contaminarci con culture diverse come un arricchimento e non con la paura del diverso, del lontano, dell’immigrato”.
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